Il pellegrino cammina. Per centinaia di km. Cammina e si perde in vallate, boschi, strade e praterie.

Al pellegrino non serve nulla se non una saponetta per lavarsi, un telo leggero per asciugarsi, due stracci per cambiarsi, uno spazzolino e un sacco a pelo per riscaldarsi. Il pellegrino ha tutta la sua casa sulle spalle e non ha bisogno di altro.

Vuole dormire nei posti più spartani di questa terra o sotto le stelle. Prende frutta dagli alberi e pomodori nei campi. Accetta tutto quello che gli viene dato in dono. Lava ogni giorno i suoi vestiti e li appende sullo zaino mentre cammina sotto il sole.

Si sveglia quando ancora fuori è notte e comincia a camminare aspettando il profumo dell’alba. Non sa dove andrà ma sa che arriverà in qualche luogo dove qualcuno darà lui un letto e un pasto caldo per pochi spiccioli o nulla e sa che verrà coccolato dal calore meraviglioso della semplicità umana.

I pellegrini cantano insieme, pregano insieme, mangiano insieme, si emozionano dopo un lungo abbraccio e sentiranno una terribile stretta al cuore dopo l’ultimo saluto.

Ognuno con la sua storia e tante storie di leggerezza, malattia, confusione, straordinarietà, gioia e dolore. E se sente di non avere una storia vorrà incontrarne tante fino a quando non sarà stanco. Ma non si stancherà mai della sete di conoscere ogni più piccola sfumatura dell’animo umano.

Il pellegrino non sente il dolore, solo la meta. Cammina sotto il temporale, se può si ripara ma non aspetta che passa, piuttosto che piova un po meno e ricomincia.

Il pellegrino ha un amico speciale: il suo bastone. La prima cosa che cerca nel bosco. Lo porterà sempre con se e starà attento a non perderlo. Con il proprio coltellino ne farà opera d’arte. E avrà la sua anima.

Il pellegrino trova la pace.

Un pellegrino appena diventa pellegrino non sa ancora che da quel momento in poi lo sarà per tutta la vita. Davanti la Cattedrale  smette di camminare e inizia correre dentro. Santiago è il punto di non ritorno e il rientro a casa sarà scioccante più di quello che si potrebbe immaginare. Uno scoppio che stordisce: tante persone, il traffico, la macchina, una casa, il computer e domande a cui non sa rispondere. E allora se ne rende conto, e riparte. Date il tempo al pellegrino di tornare alla propria vita. E tu pellegrino “take your time”, prendi il tuo tempo, ma torna. Torna a casa pieno delle storie che hai incontrato e della felicità che hai rubato ai luoghi più belli del mondo.

 

— Al termine del suo cammino un pellegrino non voleva abbandonare il bastone che fino a lì lo ha accompagnato. Lo ha donato a me chiedendomi di portarlo lontano e darlo a mia volta alla fine del mio cammino. Ho fatto una promessa.

E ne avrò cura. —

Antonella – Wildway


1 commento

Comita' Matteo · 19 Dicembre 2018 alle 22:48

La cosa vera,che dal primo Cammino che abbiamo intrapreso la nostra vita e cambiata.Saremo pellegrini,finche avremo vita.Lo scorso settembre dopo 26 giorni,trascorsi lungo il Cammino Francese,questa volta il ritorno è stato un trauma in tutti i sensi.Li zaino il nostro tutto per un mese,gli incontri,con altri pellegrini,la condivisione,la gratitudine,lo stupore ,gli addii…non ce giorno che il mio pensiero non vada in quella direzione.Dio mio quanto mi manca tutto questo.Ma con la certezza,che saremo ancora in strada a breve.

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